DECADA NUOVA, VECCHI PROBLEMI: LA STORIA VISTA DA BRAUDEL

Quando, 40 anni fa, il gran storico francese pubblico su opera maestra sul Mediterraneo, i lettori hanno dovuto pensare a lungo termino (come dovrebbe essere) e in multi dimensione. Non bastava fa referenza ai periodi da potere relativo di diversi citta/paesi del “mare interno”, alla influenza diretta e indiretta di potenze che non apparteneva al bassino, ma a una multitudine di fattori (cambio climatico, migrazione da persone, risorse naturale, sviluppo economico, religione…) che hanno pesato e pesano sulla evoluzione del mondo Mediterraneo e i suoi littorali. La ultima parola e piu che importante. Perche Braudel parlava del mare nella sua funzione da “strada aquatica”, o ponte che mette insieme non solo i paesi della costa ma le loro hinterland. Il Mediterraneo dovrebbe visto su un vettore nord/sud invece da una perspettiva puramente este/ovest.

Credo che l’approccio enciclopedico utilizzatto per Braudel dovrebbe servire come quadro generico se vogliamo trovare “maniere da vedere” che ci permettano capire al meno una parte de lo che sucede oggi. I occhi militari e diplomatici si sono fissati sul “duello” Iran/USA, ma anche su Libia, su Israel, su Turchia, su Rusia, su Libano, senza dimenticare lo spazio che si ha aperto di nuovo per ISIS. Basta recitare questi luoghi e nomi per dire che stiamo parlando da temi dei quali ognuno possiede una lunga storia, e dove le interconsessione sono stati ugualemente da sempre riconosciute. Ma una parte integrale de ciascuno dei temi si compone da questione vinculate ai fondamenti dei Stati, alla religione, alle condizione della vita quotidiana, alle migrazione (al interiore del littoral sud e del sud verso il norte), alla identita. Dunque, che c’e da particolare oggi?

Se parliamo nel contesto geopolitico le risposte sono, al mio parere, abbastanza chiare. I paesi europei non sono attori significativi nel mondo arabo, in Turchia o in Iran da al meno 65 anni (Suez). Quel momento segnalo che, nel vecchio occidente, l’unico paese che contava, e che contarebbe, era USA. Ma perche l’interesse USA? Petroleo (sicurezza della fornitura) e, ma al inizio non tanto, la situazione d’Israel. Grosso modo, possiamo dire che il petroleo fu la preoccupazione american nel Golfo e il lato orientale del Mediterraneo, mentre la situazione isrealiana potrebbe involucrare la gran maggioranza dei paesi, inclusive Egitto. Fu giustamente il petroleo ai radici del colpo di Stato organizzato per la USA in Iran contra Mossadeq. Durante piu o meno il quarto de secolo dopo questo assalto sulla soberania da Iran, USA cerco sopratutto d’essere una specie di arbitro nei conflitti nella parte sud del Mediterraneo, sempre appogiando goberni militari nel mondo arabo e con occhi messi su qualsiasi maniobra sovietica.

La caduta del Shahanshah e l’arrivo del goberno da Khomeini fu la destruzione delle relazione tra Iran e USA. Questa settimana il Presidente della USA ha sottolineato, con le sue referenze a citta e siti culturali che potrebbero potenzialmente nel mirino della USA, che i americani non hanno mai dimenticato i 52 soldati presi in ostaggio 40 anni fa. Ma Iran, della sua parte, non ha mai dimenticato le operazione del Presidente Reagan, specialmente con il episodio dei “Iran contras” e sopratutto l’appogio al Iraq da Saddam Hussein durante la terribile guerra Iran/Iraq durante tutta la decada 1980/1990. La stessa decada fu un periodo chiave anche per altre ragione. Il Libano, gia da al meno 10 anni l’oggetto da attachi della Siria, il terreno da molteplice guerre “civile” (con alta partecipazione da gruppi stranieri), e luogo d’emigrazione (verso Europa e USA) per tante persone di alto livello scientifico e tecnico, fu l’escenario da attachi della parte d’Israel contra Hezbollah. Era in quel periodo che la proliferazione di gruppi armati stile “guerilleri” divento un fenomeno d’importanza primordiale.

I 40 anni dopo 1980 hanno dimostrato, da maniera quasi incredibile, i cambii di ogni genero che possano sucedere nei contorni del mare interno. Allo stesso tempo, alcune tendenze non sembrano aver cambiato nulla. USA mantiene una ostilita senza frontiere contra Iran. In 2003 il Presidente Bush lo aveva nominato come uno di tre “asse del malo” nel mondo. Il Presidente Trump, dopo d’aver ritirato la USA del accordo sul settore nucleare, e messo in azione una serie di sanzione che hanno contribuito al deterioro della economia iraniana e alle manifestazione contra il goberno nel paese, adesso ha fatto un colpo militare. Lo ho fatto senza consultare su (ex?) alleati della NATO, in un momento quando Iran si trova debole, e sopratutto sotto una bandiera di protezione dei soldati americani (retorica sempre utile in anno elettorale). D’averlo fatto dopo un periodo in che ha permesso a Turchia da realizzare il suo sogno da un assalto micidiale contra il popolo Kurd, d’aver finalmente lasciato tanto terreno a Rusia in Siria, d’aver trasferito la sede della ambasciata americana a Gerussaleme, per nominare solo alcuni delle sue azione, dimostra quanto lontano siamo da un approccio equilibrato. Oggi USA dipende molto meno che nel passato su il petroleo del Medio Oriente e del Golfo. Sembra che l’unico elemento che rimane realmente importante ( aldila da un sentimento da revancha) per il suo goberno e l’alleanza con Israel.

Nel contesto di oggi, dunque, presenziamo una riconfigurazione importantissima della carta geopolitica della parte sud del Mediterraneo. La parola perde il suo potere contra le arme. La pace si trova in un ruolo secondario al uso della forza. Le politiche della divisione e della identita unidimensionale vincono contra i movimenti che cercano accordi, armonia e tolleranza. I governi sono della mano forte – o non sono governi. La destruzione culturale ed ambientale facciano della vita quotidiana una lotta feroce per la soppravivenza. Parole e frase come “livello di vita” o “benessere” sembrano piuttosto scherzi diabolichi invece da desideri capaci d’essere realizzati.

Piu di un secolo fa, il grandissimo poeta alessandrino, Cavafis, compose su celebre poema “Barbari alla Porta”. Al finale il poeta ammonisce ai cittadini dicendo che i barbari sono gia presente, e troppo tarde da prendere misure defesive. E questa la situazione oggi?

Peter O’Brien, 9 di Gennaio 2020

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